Molto spesso ci capita di parlare con i nostri clienti dando per scontato che dopo anni di attività un imprenditore sia in grado di cogliere la differenza tra ciò che sia deducibile fiscalmente e cosa non lo sia.
Soprattutto ci siamo accorti che manca la consapevolezza e curiosità di capire quale sia la logica negli accertamenti fiscali riguardo il principio alla base dei costi deducibili: inerenza.
Ci sono ancora moltissimi dubbi e interpretazioni che meritano di essere approfonditi e visti nel dettaglio.
L’esigenza nasce dal cercare di far comprendere a chi non è del mestiere che per agire correttamente non basta usare denaro della società e acquistare beni o servizi per portare tutti quei costi in deduzione fiscale, occorre che essi siano inerenti.
Quando un costo/una spesa è deducibile?
Si ritiene tale quindi valida come spesa deducibile quando soddisfa contemporaneamente queste caratteristiche:
- Utile ai fini della produzione dei ricavi;
- Inerente all’attività esercitata;
- Documentata da fattura, ricevuta fiscale o scontrino parlante (ancora per poco).
Il principio alla base dei costi deducibili: inerenza.
Si parla di principio di inerenza quando si affrontano degli accertamenti fiscali effettuati dell’Agenzia delle Entrate e occorre avere ben chiaro questo fondamentale principio contabile.
Nel corso di controlli fiscali, l’Amministrazione finanziaria può contestare infatti in capo a imprese e/o a professionisti la deducibilità di determinate spese, seppure effettivamente sostenute e opportunamente documentate, sulla base del mancato principio di inerenza.
È il caso, quindi, di capire meglio quando un acquisto è totalmente inerente il vostro oggetto d’impresa oppure quando per esempio è soggetto ad uso promiscuo da parte dell’imprenditore e di conseguenza non può essere dedotto al 100%.
In sostanza, con tali rilievi, formalizzati mediante un accertamento di tipo analitico, di cui all’art. 39 del DPR 600/73, l’Amministrazione finanziaria non mette in discussione la complessiva attendibilità delle scritture contabili, ma soltanto l’infedele rappresentazione fiscale di uno o più costi analiticamente contestati sulla base dell’assunto che quelle determinate spese contestate non rientrano nell’oggetto della attività o della professione e che, per difetto di inerenza, non sono deducibili.
Onere della prova al contribuente
Generalmente, a fronte di una simile contestazione corrisponde un ribaltamento dell’onere della prova sul contribuente il quale, ove non riesca a far valere le proprie ragioni, si vedrà riprendere a tassazione il costo dedotto (o parte di esso), non solo ai fini delle imposte dirette, ma anche ai fini IVA.
Conclusioni
La regola e il consigliamo che vogliamo evidenziare è che qualora si riesca a dimostrare e documentare l’inerenza del costo all’interno della vostra attività e la deducibilità totale dello stesso allora si potrà stare tranquilli sapendo di aver rispettato il principio di inerenza.
Nel dubbio, ci si potrà ritrovare a subire un accertamento fiscale e si dovrà dimostrare la giusta inerenza dei quei costi ripresi a tassazione dall’erario per evitare di pagare di più.
Consigliamo sempre di fronte all’eventuale acquisto di un bene o un servizio particolare per lo svolgimento e “non” della vostra attività d’impresa di parlarne prima con i vostri consulenti, Insieme potrete capire cosa sia più giusto fare, ottimizzando il risultato d’esercizio ed evitando riprese fiscali.
Abbiamo già parlato in altre circostanze della deducibilità fiscale, se sei interessato all’argomento leggi il nostro articolo cliccando qui.