che realizzeremo in 7 settimane partendo da un questionario anonimo sui bisogni dei lavoratori
Che cos’è il WELFARE
Come sostantivo puro, il termine inglese welfare significa benessere, salute, felicità e prosperità, può essere riferito a una singola persona, a un gruppo o un’organizzazione.
Cosa significa in azienda
Si tratta di un piano che comprende l’insieme di iniziative di welfare promosse dall’azienda che mirano alla creazione e alla diffusione di benessere, al miglioramento della qualità della vita dei collaboratori e dei loro familiari attraverso un pacchetto di benefit di varia natura.
Cos’è in pratica? come posso creare un piano di welfare nella mia azienda?
Stiamo parlando di quello strumento utile a garantire ai lavoratori di un’azienda, servizi e beni che possano aumentare il loro benessere personale.
L’obiettivo è quello di ottenere maggiore attaccamento all’azienda, maggiore attrattività aziendale verso i futuri candidati e ridurre le dimissioni dei talenti.
I beni ed i servizi che la Legge mette a disposizione dei lavoratori sono tanti ed i regolamenti aziendali possono anche prevedere la massima libertà di scelta in capo ai lavoratori stessi che potranno spendere in completa autonomia il budget che il datore deciderà di destinare al welfare aziendale.
Il processo è semplice.
Si stabiliscono le regole di maturazione, di godimento e di decadenza del premio welfare, al manifestarsi delle condizioni di spettanza, i lavoratori saranno nella condizione di spendersi quanto messo a disposizione.
È facile una volta realizzato il piano, la realizzazione merita attenzione perché i rischi ci sono.
Per esempio, non realizzare un piano premiale, cioè, legato ad obiettivi aziendali minimi (ad esempio un aumento di fatturato o almeno un pareggio), metterebbe a rischio le casse aziendali perché in caso di performance negative, si resterebbe obbligati a riconoscere quanto previsto.
Immaginate gli anni del covid, le aziende con un piano welfare non premiale (quindi riconosciuto a prescindere), non hanno potuto tirarsi indietro dal riconoscere le somme messe a disposizione nel regolamento.
Questo perché i regolamenti, di solito, sono pluriennali (possono anche essere annuali ma non ve lo consigliamo) e se non fatti con i giusti ragionamenti alla base, vincolano il datore per l’intera durata.
Stabiliti i destinatari del piano welfare nel rispetto della Legge, si passa alla definizione delle somme che si vogliono erogare, poi si studiano e si formalizzano i dettagli in base alle esigenze aziendali.
Nel processo di realizzazione è bene coinvolgere i lavoratori e non solo con il questionario anonimo iniziale che proponiamo nei nostri percorsi di realizzazione di un piano di welfare aziendale, parliamo proprio di coinvolgimento vero, incontri organizzati nei quali far sentire gli attori principali proprio i lavoratori.
Per esperienza posso dirvi senza ombra di dubbio che la cosa più bella ed apprezzata dai lavoratori nella realizzazione di un piano, è proprio il coinvolgimento, la posizione del datore in modalità ascolto, cose a cui nessuno, oggi, è ancora abituato.
È per questo che noi non vendiamo regolamenti welfare, noi vendiamo un servizio che darà il via ad un cambiamento in azienda.
Un percorso di evoluzione che renderà l’azienda unica agli occhi dei suoi lavoratori, facendo emergere le necessità vere delle persone, le ambizioni individuali e le aree di miglioramento.
Il vero valore aggiunto è proprio il clima che si viene a creare, si gettano le basi per la creazione di una realtà evoluta, diversa ed unica nel mercato del lavoro.
Se non vi è chiaro “il come” provo a spiegarvelo.
Quando le persone iniziano a capire che il proprio datore vuole realizzare qualcosa per loro, i pensieri saranno di due tipi:
-
se già c’era la percezione di azienda attenta alle persone si penserà finalmente anche noi avremo un piano tutto nostro
-
se l’azienda invece è sempre stata restia a certe cose, il pensiero sarà wow (ma con diffidenza, con il retropensiero della fregatura).
Poi arriva il questionario anonimo, le persone si sentiranno libere (finalmente in alcuni ambienti) di esprimere un loro giudizio in merito a domande sul clima aziendale e sull’organizzazione lavorativa in generale. Poi ci saranno domande più specifiche per il welfare.
Dopo il questionario ci godiamo i risultati, li analizziamo con i nostri clienti, individuiamo i bisogni delle persone così da avere le info di base per la proposta di welfare ma la parte relativa al clima aziendale ed alla organizzazione aziendale ci darà le informazioni per iniziare la rivoluzione.
Attenzione! Spesso i risultati sono positivi, evidenziano un clima buono in azienda e fanno emergere solo pochi correttivi necessari. Lo dico perché altrimenti sembra tutto un maremagnum di disorganizzazione ma così non è.
Risultati alla mano, saremo in grado di condividerli e di procedere con la realizzazione del piano welfare ed anche di iniziare quel dialogo costruttivo con i lavoratori al fine di agire su quelle aree di miglioramento emerse, studieremo insieme le soluzioni.
Gli esempi di imprese virtuose ci sono. Aziende che hanno messo il benessere al centro pensando alle persone.
Quelle realtà devono far scattare quella molla nella mente di chi un’impresa la dirige o la possiede.
Vi garantisco che certi risultati, oggi, non si raggiungono solo nelle grandi aziende, si raggiungono in qualsiasi azienda, anche quella piccolissima fino a 5 persone.
Il welfare è il futuro ma anche il benessere delle persone lo è, anche la cultura organizzativa lo è, anche la cura e l’attenzione alle persone lo sono.
Massimiliano Scorza
La mia introduzione alla lezione sul WELFARE aziendale all’evento ANPIT di maggio 2023 ad Orvieto.
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La finalità del Welfare in azienda
Un progetto di welfare aziendale costruito ascoltando le esigenze di tutti gli attori interessati migliora l’ambiente di lavoro, accresce il benessere dei dipendenti e delle loro famiglie e genera, per l’azienda, un incremento della produttività, nonché attrattiva per future nuove assunzioni.
BREVE ESEMPIO DEL BENEFICIO ECONOMICO PER L’AZIENDA
Oggetto dell’analisi è il costo relativo ad ogni euro corrisposto dal datore di lavoro oltre alla “normale” retribuzione, senza considerare l’impatto del TFR, delle mensilità aggiuntive e dei relativi contributi su esse.
L’incidenza in termini di costo è pari al 36% circa.
Per ogni euro corrisposto dal datore di lavoro, il costo per il datore sarà di 1,35 euro.
Sull’importo a disposizione del lavoratore da spendere in beni e servizi, non ci saranno decurtazioni.
Il potere d’acquisto del lavoratore è pieno.
IL NETTO AL LAVORATORE
Considerando un reddito mensile di circa 1.500 euro lordi, il netto in busta del lavoratore ammonta a circa 1.160 euro.
Il netto è il 75% dell’importo lordo di partenza.
Per ogni euro di retribuzione lorda, il netto percepito dal lavoratore sarà pari a 75 centesimi circa.
Sull’importo a disposizione del lavoratore da spendere in beni e servizi, non ci saranno decurtazioni.
Il potere d’acquisto del lavoratore è pieno.
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